Il Blog del De Vincenti

Nell’immediatezza dell’adozione del D.P.C.M. del 04 Marzo 2020, appena dichiarata la fase di emergenza da Covid-19 in tutta Italia, ci siamo immediatamente attivati al fine di continuare a gestire la formazione dei ragazzi mediante la didattica a distanza.

Abbiamo vissuto in prima persona il cambiamento della relazione insegnante-alunno, passando drasticamente da un modulo improntato alla vicinanza e alla spontaneità dei rapporti quotidiani, ad un modello limitato ad una interazione attraverso uno schermo. Eppure da dietro questo schermo siamo riusciti a portare avanti il percorso di crescita e di istruzione personale dei ragazzi. Abbiamo vissuto una rivoluzione psicologica e sociale; sono mutati i ritmi della quotidianità, ma grazie allo sforzo dei docenti, degli alunni e delle famiglie, la scuola non si è fermata.

E questo lo capivo ogni mattina, quando puntavo la sveglia comunque presto e mentre mi accingevo a collegarmi per le video-lezioni con i miei alunni, dall’altra stanza sentivo i miei figli che con voce ancora impastata di sonno dicevano: “Buongiorno prof… Presente!”.

I nostri ragazzi hanno dato il meglio, hanno continuato a studiare, nonostante il “Tutti promossi”, sono stati obbedienti, diligenti e studiosi. Hanno accettato la privazione della libertà, perché sanno quanto vale e volevano che venisse loro restituita intatta.

Già nei primi giorni del lockdown ho esortato i miei alunni nelle ore di lezione di diritto a riflettere sulle limitazioni delle libertà costituzionalmente garantite, nell’ottica della salvaguardia di un interesse superiore che è quello alla sicurezza e alla sanità pubblica.E loro lo hanno ben compreso con la consapevolezza che fosse necessario uno sforzo comune.

Grazie a loro la didattica a distanza ha funzionato. Insieme siamo riusciti a trovare il modo migliore per veicolare conoscenze, sviluppare competenze e suscitare interesse e curiosità. Nonostante l’impegno e la buona volontà, tutti i ragazzi hanno sentito la mancanza del contatto umano. Soprattutto quelli che vivono situazioni problematiche, hanno avvertito più di altri il disagio, e con loro è stato ancora più forte il bisogno di colmare la mancanza di vicinanza fisica con quella umana. Da docente di sostegno ho ritenuto di dover coinvolgere con maggiore testardaggine e costanza quei ragazzi che più di altri avevano bisogno di non perdere questa opportunità. Ho fatto leva sulla “coralità” della didattica a distanza per farli sentire ancora una volta uguali agli altri, uguali agli altri compagni di classe.Anche i più fragili si sono sentiti parte attiva di questo percorso e lo capisci quando in tarda serata, una mamma commossa e entusiasta ti manda i compiti del figlio, quella stessa mamma che all’inizio della Dad diceva “mio figlio non ce la farà mai”.

Ne siamo usciti vincenti, tutti! Con la consapevolezza di aver fatto il massimo.

Quello che tutti speriamo a settembre è un ritorno in aula, perché siamo tutti convinti che il contatto umano, l’aiuto fisico e lo scambio in presenza non possono essere sostituiti da uno schermo freddo e impenetrabile. Forse ancora non potremo abbracciarci, ma sentiremo il suono della campanella, le voci e le risate dei ragazzi e quell’odore un po’ antico che si respira nelle aule di scuola, che per molti, e lo abbiamo compreso in questi mesi, sono il posto più bello del mondo!

 

Docente di Diritto ed Economia Politica

Referente gruppo inclusione per l’A. S. 2019-2020