Il valore della musica, oggi.
Musica! Nel corso dei secoli il suo significato è mutato: il termine deriva dal greco musikḗ (téchnē), propriamente “l’arte delle Muse”, ovvero ogni attività artistica o scientifica che avesse per ispiratrice una “Musa” (cf. Apreda. Fondamenti teorici dell’arte musicale moderna. Ed. Ricordi), infatti, le dee che ispiravano la creatività venivano chiamate Muse –, arrivando in ultimo all’attuale definizione di “arte dei suoni”, comunemente definita.
Ma cos’è davvero la musica?
Tutto è musica! Sin dal grembo materno il piccolo feto nasce e cresce con il suono costante del battito del cuore e del respiro della propria mamma. La nostra vita quotidiana è musica (fatta dai suoi suoni e rumori); la Terra stessa è musica: il cinguettio di un uccello, il fruscìo del vento, il ticchettìo della pioggia, il fiotto dell’acqua, ma al tempo stesso, il silenzio di una grande radura! Sì! Proprio così!
Sul silenzio sono state scritte molte pagine di musica: il silenzio è musica. Le pause musicali (praticamente il silenzio) esistono proprio per creare molteplici contesti e significati: l’apice o la fine di un discorso o di un’immagine (musicale), farla rimanere sospesa per lasciare spazio alla riflessione e alla meditazione facendola permeare e penetrare nel nostro intimo.
Basti pensare all’opera 4’33” del grande John Cage (1912-1992): composizione di tre movimenti per qualsiasi strumento musicale o ensemble dalla durata, appunto, di 4 minuti e 33 secondi (di silenzio). È chiaramente una “provocazione” perché qualche rumore di sottofondo nell’atto esecutivo c’è e ci sarà sempre (il respiro degli ascoltatori, il ronzio di un insetto, la caduta di un oggetto o del libretto di sala, ecc.). La sua opera/intuizione è un probabile riferimento allo zero assoluto, infatti, 4 minuti e 33 secondi equivalgono a 273 secondi e lo zero assoluto è posizionato proprio a -273.15°, temperatura irraggiungibile proprio come il silenzio assoluto!
Tutto è musica! È parte di noi; ma, a volte, è una realtà talmente intrinseca e innestata in noi che oramai non siamo neanche più in grado di distinguerla, ma è null’altro che Musica.
Forse, nell’avanzatissima era digitale nella quale siamo immersi (e sommersi), siamo troppo concentrati a trascorrere e sprecare il nostro tempo davanti a questi (male)/benedetti dispositivi elettronici rettangolari (smartphone, tablet ecc.), tanto da perdere il controllo con la realtà, quella vera, non quella virtuale!
Pochi giorni fa ci ha lasciato uno tra i più grandi musicisti e compositori che ha segnato la storia della musica e la storia della musica del cinema, il M° Ennio Morricone. Nelle sue ultime memorie, molto toccante il suo desiderio: “Non voglio disturbare”! In un mondo di invadenti, urlatori, arroganti, saccenti (ignoranti) e seminatori di “note sbagliate”, le sue ultime parole risuonano come una delle sue più belle armonie.
Proprio lui che ha dato una “voce” e un “volto” in musica alle immagini ci fa riflettere su come, talvolta, il silenzio sia la migliore musica.
Se la nostra vita non è penetrata dal silenzio, quello profondamente orante e meditante, diventa sterile.
Joseph Samson, M° di Cappella di Dijon (Borgogna), di Versaille e di Parigi così diceva: «Se il canto non serve a farmi pregare, è meglio che i cantori tacciano! Se il canto non serve per placare la mia agitazione interiore, è meglio che i cantori se ne vadano! Se il canto non ha il valore del silenzio che ha infranto, che mi si restituisca il silenzio! Ogni canto che non genera silenzio è inutile!».
La musica, pertanto, deve accogliere, sostenere, sollevare, dare energia ma allo stesso tempo rilassare; la musica è e deve essere un contenitore da cui sgorga e gronda l’amore.
La musica, così come l’amore, deve assolutamente avere un carattere “inclusivo” – (aggettivo quantomai attuale e vicino alla “didattica dell’inclusione” che ormai, per fortuna, negli ultimi anni si è via via evoluta!).
Musica, dunque, è amore – l’una non prescinde dall’altro. Se non c’è amore non ci può essere musica. Il sentimento è alla base di tutto! Altrimenti non avremmo più musicisti o cantanti, ma solo dei robot che eseguono a comando!
Tra le attività/esperienze didattiche (e umane) più belle nel nostro anno scolastico 2019/2020, seppur segnato da questa straordinaria emergenza sanitaria di Covid-19, c’è da annoverare certamente quella di lunedì 16 dicembre 2019 quando con il coro “M. T. De Vincenti”, in occasione dell’inizio della novena di Natale, animammo la S. Messa officiata dal nostro Arcivescovo Metropolita S.E. Mons. Francesco Nolè nella Cappella Vescovile, a Cosenza. Esperienza bellissima, edificante, frutto di tanti sacrifici, di studio, ricca di amore solidale, di pace, di silenzi e di preghiera orante. Tutti insieme (in)seguivamo lo stesso ed unico obiettivo: cantare per Lui. Nessuna distinzione, tutti uniti nel Suo nome!
In quell’occasione il coro aveva questo intento: tutti insieme con “un cuor solo e un’anima sola” (At. 4,32), per raggiungere un unico fine collettivo. Ciascuna delle ragazze si “donava” all’altra con reciproco amore! Per usare le parole del card. Angelo Comastri possiamo dire in sintesi che “l’amore è la capacità di donarsi”. Ed ecco che ritorna più che mai vivo il tema dell’amore! È inevitabile!
“Non ci si pensa mai, ma in effetti cantare in coro è prima di tutto un atto di umiltà: è un confondere la propria voce in mezzo alle altre, e fare in modo che essa si perda amalgamata fra tutte le voci… Non c’è gara per prevalere, ma l’offerta di ognuno affinché il buon risultato sia soltanto collettivo”. Giulio Bedeschi
M° Angelo D’Ambrosio,
docente di Musica al Liceo delle Scienze Umne “De Vincenti”