Amare la storia senza interessi altri, se non l’amore per la conoscenza di ‘infinite storie’ che hanno avuto per protagonista l’uomo, la sua interazione con la Terra e le sue scelte, le quali hanno trasformato inevitabilmente il nostro presente. Questo è il senso più profondo e nobile nello studio della storia.

Quante volte sfogliando le numerose pagine dei manuali scolastici, abbiamo avvertito una certa ‘pesantezza’ nello scorrere pagina dopo pagina, secoli su secoli di eventi da imparare ‘a memoria’ che, seppure ritenuti significativi, abbiamo percepito lontani da noi anni luce? Credo che sia capitato a tutti noi, soprattutto in età scolare, con pochissime eccezioni che ne confermano la regola!

Eppure, se per un attimo spegniamo l’ansia di una imminente verifica di Geostoria e chiudiamo gli occhi e per una frazione infinitesimale di secondo ci facciamo aiutare da una generosa dose di sana immaginazione, non possiamo non emozionarci fingendo di essere anche noi sul punto di mettere piede, per la prima volta in assoluto, sulla superficie lunare come accadde a Neil Armstrong il 20 luglio del 1969. Praticamente l’altro ieri, se pensiamo in termini di secoli: quasi un battito di ciglia!

Neil era il comandante dell’Apollo 11, che per primo mise piede sul satellite lunare e noi oggi riviviamo assieme a lui, grazie alle fonti di quel giorno in nostro possesso, l’intensa emozione suggestionati da mille e ancora mille pensieri, sogni, desideri.

Come non avvertire un brivido correre lungo la schiena nell’ascoltare, ancora nel 2020, al suono delle parole: «Here men from the Planet Earth first set foot upon the moon, July 1969, A.D. We came in peace for all mankind» (trad. «Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità»).

L’allunaggio è stato un evento che ha cambiato la percezione dell’uomo che, semmai ne avesse avuto il dubbio, ha intravisto le infinite possibilità derivanti dalla tecnologia spaziale e la possibilità di esplorare nuovi mondi.

Questo evento storico è divenuto cult per una generazione di artisti e di musicisti, basti pensare a capolavori letterari e cinematografici di fantascienza (in fondo, un po’ tutti ci sentiamo degli star trekker) sino al brano ’39 scritto dal chitarrista e astrofisico (con tanto di dottorato!) dei Queen Brian May o alle suggestioni che l’incontro con la dea luna diede ai Pink Floyd, autori di una milestone del rock  contemporaneo e dal sound universale, The dark side of the Moon,  o ancora alle influenze ‘aliene’ confluite nell’eccentrico Ziggy Sturdast, ossia David Bowie.

Certo, bisogna fare molta attenzione: la storia  non è un solo un ‘insieme di storie’, non sono soltanto ‘storie’ frutto della nostra fantasia. La fantasia e la sfera emotiva possono essere d’aiuto per stimolare gli animi più tiepidi nell’approccio alla materia. La storia non è solo un insieme di date da memorizzare: le date ‘sono gli occhi della storia’ in cui ricordiamo fatti che hanno cambiato la vita dell’umanità, spesso, in modo irreversibile. Basti pensare ad esempio al valore, per noi contemporanei, del 4 marzo 2020 e l’inizio dello stato di emergenza da COVID-19.

I fatti storici non sono partoriti dalla nostra immaginazione, non è solo storytelling (termine di cui si abusa, a volte, anche nella didattica); la storia è innanzitutto una disciplina che si esprime attraverso l’attenta e accurata indagine di fonti, scritte e monumentali ed è il frutto dell’analisi di dati rilevabili, che ci restituiscono le dinamiche di eventi accaduti nel corso dei secoli, altrimenti destinati all’oblio.

Lo studio delle fonti storiche e dei fatti non va vissuto in modo esclusivamente mnemonico, ma con approccio critico a misura di studente; è essenziale l’approccio geostorico, soprattutto, in quest’epoca di disinformazione e di fake news, che indeboliscono lo spiritico critico dei giovani e scoraggiano lo spirito di ricerca della verità. La storia è un elemento essenziale e costitutivo nella formazione di ogni futuro cittadino.

I giovani, in un’epoca liquida proiettata verso l’assoluta virtualità (sarà vero poi?) devono avere piena coscienza delle due dimensioni in cui vive l’uomo: lo spazio e il tempo. La storia, dunque, ci difende dagli attacchi di chi vuole manipolare il nostro presente.

Senza l’amore per la verità, senza l’interesse per il puro dato storico non c’è e non ci sarà un’umanità formata  e, cosa più grave, non c’è possibilità di mettere a fuoco con più consapevolezza la contemporaneità in cui si vive, rischiando di muoversi da ciechi in un mondo sconosciuto; è così, ignorando il valore autentico della fonte e del dato storico verificabile, che si dà il via a pericolosissime derive negazioniste, che inquinano il nostro vivere nel presente.

La storia non si studia e basta: la storia si studia amandola con costanza, cura, serietà di metodo e tanta, molta, infinita pazienza nella ricerca di un’intima relazione con i fatti e i protagonisti, a volte lontani nello spazio e nel tempo, che l’hanno generata: l’umanità intera d’ogni epoca.

 

«La storia ci insegna che i più grandi errori sono stati commessi da coloro che hanno sempre avuto ragione». (Aleksandar Baljak)

Roberta Zappalà

docente di Geostoria e Italiano al “De Vincenti”

Referente del progetto “Il Quotidiano in classe”